Festeggiare la nascita della nostra Repubblica, celebrare, come stiamo facendo oggi e come continueremo a fare con la cerimonia in programma in Piazza della Libertà e a Palazzo Comunale, quello che è stato un cambiamento di enorme portata storica per il nostro Paese rappresenta un’occasione per ricordare e ricordarci su quali basi poggia il nostro essere Stato, le regole e i principi che l’Italia ha deciso di darsi proprio a partire dal referendum istituzionale del 2 giugno 1946.
Farlo non significa solo esercitare la nostra memoria focalizzando l’attenzione su quello che, nel 2022, può apparire ovvio e scontato, come il diritto di voto alle donne, la possibilità di eleggere i propri rappresentanti in Parlamento, una forma di Stato non più legata ad una monarchia ma ad una Repubblica Costituzionale a tutti gli effetti, ma vuol dire mettere in fila proprio queste conquiste cercando di tornare a comprenderne il significato profondo.
76 anni fa il popolo italiano scelse la Repubblica, che nacque come comunità di cittadini liberi, di uomini e di donne che, congiuntamente, realizzarono le basi per l’affermazione di una democrazia più matura.
Questa Festa parla quindi della costruzione del futuro, di un futuro che deve avere radici profonde nel passato, di una base di valori condivisi su cui si fonda la nostra Repubblica.
Alla classe dirigente che costruì l’Italia democratica e repubblicana dobbiamo guardare soprattutto oggi, se vogliamo superare la crisi del tempo presente: una classe politica, quella di allora, molto divisa in termini di riferimenti ideologici, ma che seppe trovare comunque le ragioni dell’unità nazionale.
Una classe dirigente autorevole, con un forte senso di appartenenza allo Stato, che seppe indicare in maniera netta e chiara una rotta, che ebbe la forza e il coraggio di dare una prospettiva al Paese, un progetto in grado di trasmettere la voglia di futuro ad una comunità che usciva lacerata dalla seconda guerra mondiale.
L’Unità nazionale è di conseguenza una cosa molto concreta. Significa essere un solo popolo, ed esserlo in modo solidale. In un quadro di crisi economica molto forte, che incide sulla vita delle persone e delle famiglie, che impedisce la formazione di nuovi posti di lavoro per i giovani parlare di solidarietà vuol dire fare ognuno la propria parte, anche facendosi carico, con piccoli sforzi, delle sofferenze e delle difficoltà altrui.
Ricordiamoci sempre che la nostra Repubblica viene anche dal voto dei giovani, che nel 1946 scelsero in maggioranza la forma repubblicana. Anche ai giovani di oggi dobbiamo garantire dunque fiducia per un futuro ancora di progresso nel nostro Paese.
Il 2 giugno di 76 anni fa, i cittadini italiani votarono per scegliere anche i 556 membri dell’Assemblea costituente cui fu affidato il compito di redigere il testo della nostra Carta costituzionale.
La votazione finale sul testo della Costituzione, che entrò poi in vigore il 1° gennaio 1948, avvenne il 22 dicembre del 1947.
In quella seduta, il Presidente della Commissione per la Costituzione Meuccio Ruini, prendendo la parola disse:“Era un compito difficile e faticoso. Il Comitato di redazione è apparso molte volte quasi una mitica unità; i suoi membri si sono divisi ed hanno combattuto fra loro; ma dopo tutto vi è stato, e si rivela oggi, uno spirito comune, uno sforzo di unità sostanziale. La formulazione della nostra Costituzione non poteva che svolgersi con metodi democratici. Una Costituzione non può più essere l’opera di uno solo, o di pochissimi. Deve risultare dalla volontà di tutti i rappresentanti del popolo; e i rappresentanti del popolo non si conducono con la violenza; l’unico modo, in democrazia, di vincere è di convincere gli altri”.
Oggi, soprattutto in politica, abbiamo più che mai il dovere di ispirarci a quello spirito comune, a quella “mitica unità” che costruì una prospettiva di futuro per un Paese intero mettendo da parte le divisioni.
Tengo a sottolineare questo aspetto affinché ricordare la nascita della nostra Repubblica possa rafforzare, in ciascuno di noi e soprattutto nei più giovani, i più alti sentimenti di appartenenza alla nostra nazione, una festa in cui possiamo ribadire con forza i valori e gli ideali che ci uniscono e che sono contenuti e rappresentati nella Costituzione.
Chiudo ricordando un altro passaggio dell’intervento di Meuccio Ruini
“Onorevoli colleghi, l’esigenza dell’opera collettiva, della collaborazione di tutti, in democrazia è l’inevitabile, ed è la forza stessa della democrazia”.