“Urbano VIII in viaggio per Roma”: ovvero la singolare vicenda del Bernini spoletino

Per la rubrica “Accadde a Spoleto” vi presentiamo una storia curiosa, un piccolo fatto di cronaca, desunto da un articolo del Messaggero, conservato alla Biblioteca Carducci e datato 10 marzo 1911: un racconto che parte da Spoleto, ha per sfondo l’Esposizione Nazionale di Roma di quell’anno, intreccia fatti e personaggi locali a figure e vicende universali. Scopriremo un capolavoro dell’arte che in qualche modo riuscì a legare Giuseppe Sordini, uno dei più illustri studiosi della città, ad un ex arcivescovo di Spoleto diventato Papa col nome di Urbano VIII, un’opera in bronzo del genio del Barocco Gian Lorenzo Bernini per anni situata all’interno del Duomo e quasi dimenticata, un capolavoro ora conservato al Museo Diocesano e ancora poco conosciuto. “Urbano VIII in viaggio per Roma”: questo curioso titolo di un articolo dell’edizione locale del Messaggero, conservato alla Biblioteca Carducci e datato 10 marzo 1911, cela una storia interessante, dalle molteplici e importanti implicazioni, una piccola vicenda di cronaca che finisce per avere risvolti universali e che fa capire il forte legame della nostra città con due giganti del ‘600: un ex arcivescovo di Spoleto diventato, per spiccato mecenatismo e prodigalità nelle arti, uno dei Papi più illustri della storia e un artista considerato il massimo genio figurativo del Barocco. Un racconto che vede protagonisti anche un insigne studioso dei monumenti cittadini e soprattutto una delle opere d’arte più misconosciute e neglette del nostro patrimonio artistico.

Urbano VIII in viaggio per Roma | Messaggero, 10 marzo 1911

Il 9 febbraio 1911 parte da Spoleto un busto di Papa Urbano VIII. L’opera andrà ad arricchire una delle retrospettive che si tengono quell’anno a Castel Sant’Angelo nell’ambito della Esposizione Nazionale di Roma, in occasione del cinquantenario dell’Unità d’Italia. L’opera inviata è un calco in gesso – si dice fatto eseguire dallo studioso e archeologo spoletino Giuseppe Sordini – del busto bronzeo di Gian Lorenzo Bernini, posto all’interno di una nicchia della controfacciata della Cattedrale di Spoleto.

Tratta dal Fascicolo VI da Esposizione del 1911 di Fratelli Treves

Prima di diventare Papa col nome di Urbano VIII, Maffeo Barberini fu arcivescovo di Spoleto dal 1608 al 1611. Tra i suoi numerosi e ambiziosi progetti si ripromise anche di ricostruire l’interno della cattedrale di Santa Maria Assunta. Un compito che fu portato a termine solo nel 1644, da suo nipote Francesco Barberini. Per anni, numerosi studiosi di storia artistica locale hanno sostenuto che il rifacimento seicentesco dell’interno del Duomo fosse opera di Gian Lorenzo Bernini, l’artista prediletto da Urbano VIII per il suo grandioso progetto di abbellimento delle chiese e dei palazzi durante gli anni del suo sfarzoso pontificato. In realtà, come ricorda lo studioso Valentino Martinelli – in un articolo apparso nel Numero III del primo anno di pubblicazione (1954) della rivista “Spoletium” – sappiamo che l’opera di ricostruzione dell’interno del duomo si deve invece al toscano Luigi Arrigucci, architetto camerale del Papa. Non esistono dubbi invece sulla paternità del busto in bronzo effigiante il Papa, opera indiscussa del Bernini, o almeno considerata tale solo in tempi relativamente recenti, dopo ricerche effettuate a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Lo sappiamo con certezza grazie ad un documento della Depositeria di Urbano VIII conservato all’Archivio di Stato di Roma in cui si legge del pagamento a Bernini di duecento monete per la realizzazione “di un busto di metallo con l’effige di N. S.re” da mandare alla “Chiesa Catherale di Spoleti”.

Busto originale di Urbano VIII di Bernini | Tratta dal volume delle foro degli orfani degli impiegati civili dello Stato

Tra i numerosi ritratti che Bernini gli dedicò quello di Spoleto, riferisce il Martinelli, spicca per la sua umanità: “Certamente Bernini tentò e ottenne in questa opera di fondere in un felice equilibrio due cose in apparenza contrastanti: le esigenze d’un busto di pontefice, che ha una sua destinazione e funzione ufficiali, con il desiderio di inviare ai spoletini un ritratto «vero », che ricordasse loro nei tratti come nell’espressione l’aspetto reale di Maffeo Barberini, del loro antico vescovo”. Torniamo ora al Sordini. Consapevole della sua infelice collocazione rispetto al punto di osservazione – perché posta a diversi metri di altezza sopra il portale centrale e penalizzata anche dall’effetto di controluce del rosone – lo studioso spoletino cercò in tutti i modi – spiega al Messaggero – di far conoscere l’opera perché se ne apprezzassero i dettagli e le sfumature. Per questo si ripromise anche di fotografarla, con scarsi risultati. La realizzazione di un calco in gesso, eseguita, precisa l’articolo, “dal dott. Cimbelli della Società di cementi e terre cotte”, rappresentava l’occasione, in primis per il Sordini ma anche per il vasto pubblico dell’Esposizione di Roma, di studiare l’opera da vicino, esaminandola in tutti i particolari, cogliendone tutta la bellezza. Dai primi anni 2000 l’originale berniniano è ora ammirabile, a distanza ravvicinata, in tutto il suo splendore, al Museo Diocesano di Spoleto. La presenza del capolavoro del Bernini nelle sale del Museo ha realizzato il sogno di Sordini e di tanti studiosi che per anni hanno auspicato di poter contemplare nelle migliori condizioni quest’opera che fa ancora fatica ad entrare nell’immaginario collettivo come uno dei tesori artistici della città e che merita invece la massima considerazione.

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