I lavori di restauro del Teatro Caio Melisso

È il dicembre del 1928: a seguito di una adunanza dei condomini del Teatro Caio Melisso, presieduta dal vice podestà di Spoleto, viene deciso di dotare il più antico teatro della città di un impianto di «riscaldamento a termosifone» e di procedere con altri «restauri necessari» affinché il teatro «possa funzionare in qualunque stagione».

A riportare la notizia, inserita tra le curiosità e i fatti minuti della cronaca cittadina nel numero del 15 dicembre 1928, è il settimanale L’Alta Spoleto che segue la vicenda dei lavori dedicandole spazio in vari numeri della pubblicazione. Oscurato dalla magnificenza del Teatro Nuovo che è diventato dal 1864 il massimo tempio cittadino per lo spettacolo, il Teatro Melisso, per quanto scrigno elegante e preziosa testimonianza monumentale, essendo uno dei più antichi teatri all’italiana, è una vecchia macchina scenica che viene giudicata da molti non al passo con la modernità, con inefficienze funzionali che ne compromettono l’utilizzo e che per questo vanno prontamente sanate.

L'Alta Spoleto | 15 dicembre 1928

Cominciati nel gennaio del 1929, gli interventi per l’installazione di un impianto di riscaldamento risultato già finiti e collaudati pochi mesi dopo (lo racconta il numero del 13 aprile 1929) e il pagamento della quota di spesa a carico del Comune risulta essere di 35.586 lire (numero del 15 giugno). A lavori finiti, il 31 agosto il giornale auspica che la Commissione provinciale dia al più presto il placet per la ripresa dell’attività di spettacolo. Il 28 settembre si può annunciare che il teatro ospiterà il 2 ottobre un singolare evento: un incontro di lotta greco romana. Nel numero del 23 novembre si spiega più nel dettaglio in cosa è consistita la sistemazione generale della struttura, non limitata al sistema di riscaldamento poiché del teatro è stato anche «rinnovato l’impianto elettrico, sono stati restaurati i camerini ed il palcoscenico». Un restauro, questo del ‘29, che non fu un intervento strutturale in senso stretto ma piuttosto una serie di operazioni di miglioramento e di adeguamento; tant’è che di questi lavori si fanno rarissimi cenni nei volumi e nelle riviste specializzate che si sono concentrate sulla storia del Caio Melisso.

Una storia lunga e gloriosa quella del più antico teatro cittadino, iniziata nella seconda metà del XVII secolo, quando uno “stanzone per le pubbliche commedie”, creato su iniziativa dell’Accademia degli Ottusi, viene ricavato nel vasto spazio esistente tra la chiesa della Manna d’Oro e l’opera del Duomo, sopra le strutture dell’incompiuto Palazzo della Signoria. Si chiamava allora “Nobile Teatro” e nel 1668 era diventato, con la realizzazione di quattro ordini di palchi, uno dei primi esempi di teatro all’italiana. Nel tempo il teatro ha conosciuto vari rimaneggiamenti e restauri. I più celebri sono quelli del 1874, del 1958 e del 2011.

Nel 1874 si decide di intraprendere, affidando il compito allo spoletino Giovanni Montiroli, un ambizioso progetto di ripristino. Allievo di Luigi Canina, Montiroli, architetto di prestigiose committenze internazionali, specie in Inghilterra, riconsegna alla sua città natale, nel 1880, un teatro completamente rinnovato, grazie alla correzione della curvatura a ferro di cavallo della pianta per migliorare la visibilità del palcoscenico, alla sostituzione della vecchia struttura lignea dei palchetti con un’opera in muratura, alla realizzazione del foyer e del bar e ad un nuovo apparato decorativo, realizzato da Domenico Bruschi, che dipinse, tra le altre cose, il sipario dedicato a Caio Melisso, un liberto nato a Spoleto, poi diventato bibliotecario di fiducia dell’imperatore Augusto, scrittore, commediografo e grammatico. È a Caio Melisso che viene intitolato il teatro. Gli studi e i disegni originali del progetto di Montiroli, di splendida nitidezza e precisione, sono conservati alla Biblioteca Comunale.

Teatro Caio Melisso | Disegni di Giovanni Montiroli

L’altro significativo restauro, quello del ‘58, segna per il Melisso una sorta di nuova vita teatrale dopo un lungo periodo in cui aveva funzionato principalmente come cinema. In coincidenza con il primo anno del Festival dei 2 Mondi, spetta all’architetto Roberto De Luca il rinnovamento dell’edificio attraverso la decorazione e sistemazione dell’ingresso, il restauro delle parti decorative, la sostituzione del palcoscenico di legno con una struttura in ferro, l’ampliamento della buca d’orchestra, il rifacimento dei camerini, l’apertura nel foyer della loggia panoramica verso piazza della Signoria e della scala di accesso all’ex museo civico. La rivista Spoletium, nel dicembre del 1958, ospita un intervento dello stesso De Luca, accompagnato da un suggestivo apparato fotografico.

Teatro Caio Melisso | Rivista 'Spoletium' 1

Dopo altri lavori effettuati negli anni ‘80 e ‘90, l’ultimo grande intervento è quello degli anni 2011-2015. Grazie alla Fondazione Carla Fendi sono stati realizzati il restauro architettonico e impiantistico, la messa in sicurezza e l’adeguamento funzionale dell’edificio, da allora conosciuto con il nome di Teatro Caio Melisso – Spazio Carla Fendi.

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