Immagini dell’Agosto 1948. Al Teatro Nuovo di Spoleto si tiene la seconda edizione del Concorso per giovani cantanti lirici

Nelle parole di Adriano Belli il racconto dei primi anni del TLS

«D’ora in poi, quando sentirete dire e leggerete: “In Italia il teatro lirico muore perché non ci sono più voci”, date retta a noi, rispondete così: “Non è vero, ci sono i giovani di Spoleto”. E se volete proprio convincervi di quanto affermiamo, venite qui»: così ebbe a scrivere, in una corrispondenza dell’estate del ’47, l’inviato del “Messaggero”. Si riferiva alla prima edizione del Concorso per giovani cantanti lirici, organizzato dal Teatro Lirico Sperimentale, una manifestazione che, fin dal suo apparire, si era prefissata di immettere giovani talenti e nuove voci nel campo della lirica.

Breve salto in avanti. Agosto 1948. Va in scena al Teatro Nuovo di Spoleto una rappresentazione del “Ballo in Maschera”: è uno dei tre spettacoli scelti per comporre il programma della seconda edizione. Nonostante sia nato solamente da due anni, il Concorso del Teatro Lirico Sperimentale si è conquistato un’aura di prestigio e viene già considerato come uno degli appuntamenti più importanti del panorama musicale italiano.

Oltre all’opera verdiana, nel programma del 1948, la regia di Riccardo Picozzi, la direzione musicale di Ottavio Ziino, gli artisti, i tecnici e le maestranze del Teatro Nuovo danno vita anche all“Elisir d’Amore” (nel centenario donizettiano) e al “Werther” di Massenet. Ma quel che importa è che nel giro di poco tempo, alcuni dei giovani cantanti, protagonisti di quelle prime stagioni spoletine, siano chiamati e scritturati dalla RAI, dagli Enti e dai teatri più illustri, certificando il successo della proposta musicale del TLS, un’iniziativa celebrata come un boccata d’ossigeno per le sorti del melodramma italiano e come veicolo rilevante per i futuri talenti dell’arte lirica.

Le foto del 1948 che vi proponiamo per la rubrica “Accadde a Spoleto” sono conservate in un album della Biblioteca Comunale e testimoniano lo sfarzo dei costumi e l’opulenza dell’apparato scenografico così come la straordinaria presenza del pubblico che affolla lo strabocchevole teatro. Quella seconda edizione, immortalata dagli scatti, vide aumentare a 40 i giovani cantanti esordienti provenienti da Enti, conservatori e scuole private da tutto il paese e richiamò critici musicali delle maggiori testate nazionali. Proprio quell’anno sarà ricordato come la definitiva consacrazione della manifestazione.

Grazie all’opera infaticabile di Adriano Belli, il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto – che dispose fin da subito di un solido contributo di un milione di vecchie lire concesso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e del costante e particolare interessamento dell’allora Sottosegretario Giulio Andreotti – fu una commessa vinta, un esperimento riuscito, una splendida idea trasformata in preziosa realtà.

Le origini di quell’impresa, le sue più profonde motivazioni, le non poche difficoltà incontrate e le prime grandi soddisfazioni – in sostanza una mirabile sintesi della straordinaria storia della nascita e del primissimo svilupparsi del TLS – sono raccontate dall’ideatore e fondatore Adriano Belli in un articolo uscito il 2 luglio del 1949 (un mese prima che cominciasse la terza edizione) nelle pagine del “Corriere di Spoleto”; un articolo poi richiamato e riproposto nel fondamentale volume “Il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto nel suo primo ventennio”, edito nel 1966.

Tutto sembra partire da amichevoli colloqui tra Adriano Belli e il dottor Gaetano Toscano, padre di Gianni Toscano, il futuro sindaco della città.

«Ogni volta che ripenso a quella idea – racconta Belli -buttata là a caso, tra un argomento e l’altro, in una delle consuete conversazioni con…l’«ortolano» di S. Filippo (dott. Gaetano Toscano), ne sento gioia e ne provo un vero terrore […] Ne provo gioia per il successo ottenuto, ne ho terrore per la terribile camicia di Nesso che mi sono messa. Crisi del teatro che è crisi di voci – giovani che compiuti gli studi, non riescono a prendere contatto col pubblico e disperatamente inseguono la loro chimera – compromessi con la propria coscienza – vie traverse e sfruttamenti – valorizzazione dei giovani soffocati dal «divismo» – ecco gli argomenti che l’« ortolano » svolgeva, con la sua logica stringente e persuasiva, mentre andava qua e là rincalzando e irrorando le sue piante. «Perché non proviamo a fondare uno Sperimentale qui nel nostro meraviglioso teatro?» Ed ho provato. Primo anno. Solo, contro difficoltà che sembravano insormontabili. Incomprensione al Centro dove da una parte, si osservava che non vi era bisogno di andare in provincia per un simile tentativo, e dall’altra si opponeva che le prove di altre città erano rimaste lettera morta. Riuscii a persuadere il Ministero, il quale, per un immeritato riguardo verso di me, concesse un piccolo sussidio. A Spoleto: visi arcigni, perché si desideravano ancora i «divi» e non i «ragazzini principianti» […] Viene il primo concorso con soli 12 concorrenti. Si svolge una stagione magnifica![…] l’eco di quel riuscitissimo tentativo si propagò in tutta Italia. La regolarità amministrativa fu portata come esempio nelle Commissioni Ministeriali. Coro e orchestra, maestranze e dirigenti tornarono a Roma portando negli occhi la bellezza di Spoleto, dei suoi palazzi, dei suoi monumenti e nel cuore l’entusiasmo per la ospitalità e la cortesia spoletina. Beniamino Gigli da Buenos Aires telegrafò i suoi rallegramenti accettando la presidenza onoraria della bella Istituzione, a cui promise ogni appoggio. E viene il secondo anno. […] Si svolge le seconda stagione con maggiore perfezione della prima; perché le maestranze del Teatro Spoletino – non seconde a quelle di un grande Teatro – riescono a fare miracoli. Andreotti – a cui non fa velo l’amicizia – promette ogni appoggio e pone il nostro «Sperimentale» tra le manifestazioni internazionali.»

Ci furono subito manovre per strappare a Spoleto quel piccolo miracolo fatto di lungimiranza concettuale, di fervida passione, di solida organizzazione artistica. Proprio tra la seconda e la terza edizione, varie testimonianze riferirono di forti pressioni per trasferire l’iniziativa in altra città. Ricorda infatti il volume sul primo ventennio del TLS: «Il tentativo ci fu nell’inverno e nella primavera del 1949: Parma, indiscutibile e illustre capitale del melodramma […] pretendeva che lo Sperimentale fosse portato a casa sua. […] Sarebbe stata tuttavia una somma ingiustizia […] un grave affronto alla nobile città di Spoleto. Non se ne fece nulla. Il pericolo fu scongiurato anche per il pronto intervento dell’opinione pubblica romana e umbra, espressa in una commovente pioggia di articoli sui giornali. «Bene», fu la conclusione di Adriano Belli, «faremo ancora meglio!».

Ancora oggi il Teatro Lirico Sperimentale è parte integrante del profilo identitario di Spoleto, elemento importante di una città della cultura, famosa nel mondo.

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