1906-1907: i giornali dell’epoca raccontano
la nascita del Cotonificio
Avvenimento epocale, data memoranda, nuovo orizzonte, fatto storico, pietra miliare verso il progresso: sono solo alcune delle locuzioni con cui i giornali locali dell’epoca accolgono la notizia della nascita del Cotonificio di Spoleto, un’impresa salutata come un piccolo miracolo destinato a trasformare e rivoluzionare il profilo industriale e sociale della città, spingendola inesorabilmente verso la modernità.
Basta dare un rapido sguardo e una lettura veloce ad alcune pagine della “Giovane Umbria”, del “Pensiero Radicale” e del “Messaggero” per accorgersi dell’aggettivazione generosa e del tono ampolloso ed enfatico con cui viene cantata questa piccola, grande epopea, con cui si magnifica l’ingresso trionfante dell’era industriale in una cittadina dal prestigioso passato ma dal presente incerto e sfuggente, ancora legata ad una economia agricola e perciò lontana dall’intraprendenza imprenditoriale e tecnologica delle realtà urbane più vicine, che rischiano così di strangolarla.
Per la rubrica “Accadde a Spoleto” siamo andati a riguardare alcuni giornali dell’epoca – conservati alla Biblioteca Comunale e che coprono un periodo che va dal 1906 al 1908 – che raccontano la genesi di una storia piena di suggestioni ed emozioni; una vicenda complessa, fatta di momenti entusiasmanti e di penosi scoramenti, di esaltazione civile e di pastoie burocratiche, di accorate rivendicazioni e di posizioni fieramente avverse; un evento di più di un secolo fa che, anche se relativamente lontano, ha ancora forti motivi di interesse e tanti addentellati col presente.
1906. Sotto il titolo Un’ottima notizia, “Il Pensiero Radicale” del 1 marzo 1906 – dopo tante voci incontrollate e un fuggi fuggi di sentito dire – dà rassicurazione che è tutto vero: a Spoleto sorgerà un «grande stabilimento industriale di proporzioni eccezionali», in grado di assicurare l’agognata «trasformazione economica della città», ponendosi come «principio del rinnovamento non solo economico ma anche morale» di Spoleto. Si dà conto anche degli immani sforzi politici ed economici che l’allora sindaco Arcangeli ha sostenuto per ottenere l’energia elettrica necessaria al fabbisogno della nuova industria, acquistando a spese del Comune una mola e un canale di derivazione per la produzione di energia elettrica dalle acque del Velino. “Il Messaggero” dell’8 marzo conferma il tutto, specificando che, raggiunto un accordo con l’Amministrazione, la proprietà del cotonificio (una joint-venture lombardo-veneta) si impegna a pagare 40mila lire annue di canone e che i lavori inizieranno entro la prima quindicina del maggio successivo.
Non cala l’enfasi con cui “Il Pensiero Radicale” affronta la notizia e tutte le sue possibili implicazioni. Il numero del 15 marzo parla addirittura di risveglio cittadino e di apertura di un nuovo orizzonte alla vitalità di Spoleto: «L’erezione di un grandioso stabilimento industriale, a Spoleto, ora che se ne può parlare a voce alta, è una pietra miliare della marcia verso il progresso: il soffio dell’attività, dell’industria milanese produrrà benefici effetti nella nostra valle: questo è l’inizio fortunato di una nuova vita intensa e sana. Anzi, si può affermare che la nuova industria muterà fisionomia alla nostra città. Ed è bene. Si può fin d’ora credere ad un futuro quartiere operaio lungo il viale della stazione, ad un nucleo di case, che si accrescerà sempre più, fino a raggiungere la piazza Garibaldi, la quale, sistemata ed abbellita, diverrebbe, per posizione topografica, l’anello di unione di città intramuranea ed extramuranea, lo scalo diretto della città alta, della campagna, ed il centro principale della città bassa, dove ferve maggiormente il via-vai quotidiano»
Straordinario è il documento che viene pubblicato il 20 giugno del 1906 nel periodico socialista “La Giovane Umbria”: si tratta della relazione della Giunta guidata da Arcangeli e presentata nel marzo precedente al Consiglio comunale. È un documento che racconta con generosa dovizia di particolari tutto l’iter di un’impresa che viene definita senza mezzi termini «il più grande avvenimento della città di Spoleto, dopo la sua liberazione nel 1860». Ma lungi dall’essere una relazione di tipo tecnico-amministrativo, comprendente ovviamente tutti i dettagli del completamento dell’impianto elettrico e le cifre del piano finanziario, la relazione è soprattutto una preziosa testimonianza delle aspirazioni della classe politica di una cittadina di antico prestigio e lignaggio – di cui viene sottolineata però in più passi la decadenza – e la trepidazione di una comunità che mira a stare al passo con il progresso e la modernità.
Quando sembrava andare tutto per il meglio ecco la doccia gelata. Il 1 luglio “La Giovane Umbria” raffredda decisamente gli animi, dedicando, agli intralci della burocrazia e alle storture dell’apparato dello Stato, addirittura sei colonne, scritte con livore sarcastico, piene di strali polemici diretti alle superiori autorità, ree di intralciare e compromettere per sempre l’iter di realizzazione del cotonificio. Si fa concreto il pericolo di una lunga stasi e si paventa l’imminente, generale fuga al sud degli industriali italiani, allettati dai dieci anni di esenzione d’imposte previste dalla legge sul Mezzogiorno. Lo stesso giornale il 16 settembre non nasconde che frange politiche cittadine e la totalità dei proprietari terrieri, preoccupati dal problema del rialzo dei salari indotto dall’ingresso dell’industria in una piccola realtà agricola, sono decisamente contrari alla realizzazione dell’opera.
Mesi di palpitante e febbrile attesa fino a quando il 14 ottobre “La Giovane Umbria e il 15 ottobre “Il Pensiero Radicale” annunciano che il Cotonificio è realtà: la Giunta provinciale, il 12 ottobre 1906 – giorno che «dovrebbe rimanere una data memoranda negli annali della vita cittadina» – ha dato il placet definitivo per l’insediamento a Spoleto del cotonificio.
“La Giovane Umbria” il 25 novembre e “Il Pensiero Radicale” il 1 dicembre 1906 spiegano che la costituenda società ha un capitale di due milioni, ripartito in azioni da 200 lire e sottolineano con forza che il sindaco Arcangeli è riuscito ad ottenere che una parte delle azioni – 1000 per la cifra di 200.000 lire – fossero appannaggio del capitale locale spoletino, anche attraverso sottoscrizioni pubbliche.
1907 Domenica 13 gennaio. “La Giovane Umbria” esce con la notizia che il venerdì precedente è stato stipulato a Milano l’atto costituivo della Società Anonima “Cotonificio di Spoleto”, guidata da uno tra i maggiori industriali italiani del tessile: Carlo dell’Acqua. A giorni a Spoleto si procederà ai contratti di acquisto delle aree vicine alla stazione ferroviaria e al contratto con il municipio. La città si prepara ad una celebrazione popolare per festeggiare convenientemente l’evento. I rappresentanti della società arrivano a Spoleto il 19 gennaio e si fermano fino al 22, quando, dopo aver firmato le carte – «un contrato nuziale tra Spoleto e l’industria» esclama pletoricamente “La Giovane Umbria” nel numero del 27 gennaio – proprietà e Giunta comunale festeggiano con una cena all’albergo Lucini. Si annuncia che ai primi di marzo si porrà mano alla costruzione della prima porzione dello stabilimento, per un costo di mezzo milione di lire.
Il racconto delle magnifiche sorti e progressive dell’industria spoletina del cotonificio vanta però episodi decisamente poco edificanti: prima di entrare in funzione nel 1908 si registrarono crolli del tetto causati dalla incuria costruttiva (“Il Pensiero Radicale” del 15 ottobre 1907) e severi infortuni agli operai (“La Giovane Umbria” del 5 gennaio 1908).
In un articolo del “Messaggero” del maggio del 1910 – in un’ intervista all’imprenditore locale Ettore Santi – si dice che accanto a quella dell’olio e dell’olivo e, soprattutto, al maggior centro industriale dello spoletino rappresentato dalle miniere di lignite a S. Angelo e a Morgnano «la più importante industria che conti a Spoleto è il cotonificio qui impiantato da alcuni capitalisti lombardi da circa tre anni e che costituisce la maggiore opera dei partiti popolari. L’impianto di questo importante stabilimento provocò da parte del Comune di Spoleto l’ampliamento dell’impianto idroelettrico e sono note le dispute sorte sulla opportunità di aver qui accolta l’industria non già di per se stessa, quanto per il peso che si è assunto il comune con il contratto di fornitura di energia elettrica. Lo stabilimento è molto importante: esso impiega circa 600 operaie e la città di Spoleto ne segue con molto interesse lo sviluppo anche perché in esso sono impiegate circa lire 200,000 di capitale spoletino».
Il Cotonificio di Spoleto, tra chiusure e riaperture, tra crisi e scioperi, tra lotte sindacali e difficoltà economiche e occupazionali, cessa le proprie attività a meta degli anni ’80. L’intero, ingente complesso viene demolito nel 1990. Al suo posto si trova attualmente la Scuola di Polizia.
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