1865. Iniziano i lavori del terzo stralcio della Traversa Interna. Si costruisce una nuova strada per collegare piazza della libertà alla ‘passeggiata’
Siamo nel 1865, a pochi anni dall’Unità d’Italia. A Spoleto si vivono giorni di grande fermento: finalmente possono iniziare, dopo sfiancanti contese, diatribe e controversie e dopo una lunga serie di intralci di natura burocratica ed economica, i lavori di realizzazione di un nuovo, importante asse viario della città.
Ci si trova di fronte ad un evento di forte impatto perché, facendo seguito a tante ipotesi, diversi studi e anche a qualche concreto progetto, si pongono le prime pietre di un’estesa direttrice, un arioso e solenne percorso capace di collegare, in linea retta, piazza della Delegazione (l’attuale piazza della Libertà) con “la passeggiata”, la strada alberata e amena – ultimata nel 1817 e che già il Sordini definiva «luogo di diporto e suburbano passeggio» – che, fuori dalle mura, dai piedi del colle dei Cappuccini arrivava fino a porta S. Luca. Quest’ultima, demolita negli anni ‘30, era una delle porte della cinta muraria della città e si trovava più o meno nel punto, sotto la casina dell’ippocastano, dove si incrociano oggi viale Martiri della Resistenza e viale Giacomo Matteotti.
Per quanto possa apparire ai giorni nostri come una lunga, ininterrotta e “naturale” prospettiva, il tratto di strada che da piazza della Libertà terminava dove oggi si trova la casina dell’ippocastano era allora una parte di Spoleto – specialmente nel tratto da piazza della Libertà a piazza Carducci – molto diversa, caratterizzata da un tessuto urbano molto più compatto, da spazi più tortuosi, da vie relativamente strette che aggiravano piazze e palazzi e da un ampia vigna di proprietà di Giuseppe Sorchi.
I lavori di cui stiamo parlando, iniziati nel 1865 e terminati all’incirca nel 1870, rappresentano la terza e ultima tranche dei massicci interventi legati alla realizzazione della traversa interna, un’opera grandiosa e ambiziosa (iniziata su progetto di Ireneo Aleandri nel febbraio del 1840 e pensata per risolvere gli annosi problemi di accesso e di mobilità all’interno del centro storico, caratterizzato da strade impervie e ripide) ma che doveva – nel suo rivoluzionare l’assetto urbanistico di Spoleto innestandovi una sinuosa strada carrozzabile di moderata pendenza – alterare buona parte della città, privandola così per sempre di una parte cospicua del suo patrimonio storico-artistico.
Soltanto prendendo in considerazione i lavori di questa ultima tranche, per rendersi conto degli stravolgimenti subiti in questa parte di Spoleto, immaginiamo di trovarci in piazza della Libertà, di volgere lo sguardo all’imbocco di viale Matteotti e di confrontare l’attuale situazione con il brano architettonico di città che ci rimandano i documenti dell’epoca.
La strada era allora più stretta perché, contigua a Palazzetto Ancaiani, sulla sinistra, si ergeva, quasi all’inizio della strada, la piccola chiesa di San Benedetto, che fungeva da cappella degli Ancaiani. Anche il giardino pensile, sempre sulla sinistra, si estendeva più all’interno della via. Il giardino era tra l’altro collegato tramite due arcate a palazzo Ancaiani. Poco più avanti, oltre il giardino, la strada non seguiva, come adesso, un andamento rettilineo ma proseguiva curvando in via Benedetto Egio, giungeva a piazzetta degli Abeti e finiva in piazza Carducci (chiamata allora piazza S. Luca, così denominata per la presenza della omonima chiesa, abbattuta, insieme al convento, alla fine degli anni ‘40 del ‘900 per far posto al convitto femminile dell’ENPAS). Nelle foto che vi proponiamo è facile distinguerne il campanile, dotato di orologio, e l’abside.
The road was narrower because, next to Palazzetto Ancaiani, on the left, almost at the beginning of the road, stood the small church of San Benedetto, which served as the chapel of the Ancaiani. Also the hanging garden, always on the left, extended more inside the street. The garden was connected by two arches to Palazzo Ancaiani. A little further on, beyond the garden, the road did not follow a straight line as it does now, but continued bending into Via Benedetto Egio, reaching Piazzetta degli Abeti and ending in Piazza Carducci (then called Piazza S. Luca because of the church of the same name, demolished, together with the convent, at the end of the 1940s to make way for the ENPAS female boarding school). In the photos you can easily distinguish the bell tower, equipped with a clock, and the apse.
Il progetto di allargamento del piano stradale comportò quindi l’abbattimento della cappella di San Benedetto e la demolizione di due cavalcavia e di un tratto di giardino. Per completare il lavoro mancava ancora la seconda parte del percorso che dall’attuale incrocio tra via Egio e le Monterozze si dirigeva fino a porta san Luca: un ampio spazio occupato a vigne che si pensò di attraversare in gran parte costruendo un ponte in linea con la passeggiata. Molto si penò per ottenere l’esproprio dei terreni di proprietà del Sorchi, fieramente avverso a tale soluzione. Si riuscì nell’impresa sopratutto una volta scaduto il mandato amministrativo dello stesso Sorchi, all’epoca dei fatti sindaco della città. I lavori furono completati nel 1870.
Dopo oltre trent’anni di interventi veniva concluso un immane progetto, concepito – come spiega Liana Di Marco nel suo fondamentale “La ‘traversa nazionale interna’ di Spoleto: un intervento urbanistico ottocentesco” (Edizioni dell’Ente Rocca di Spoleto) – perché, specialmente all’inizi dell’ottocento «…l’aumentato volume dei traffici e il concorso di gente richiedeva delle strutture stradali e residenziali diverse, più adeguate alla mutata situazione […] salire a Spoleto non era sempre agevole. Entrando da porta Ponzianina bisognava affrontare un percorso in salita fino alla chiesa di S. Nicolò, poi si poteva procedere in piano fino a piazza Torre dell’Olio. Qui il viaggiatore poteva scegliere fra la ripida salita di via Salara Vecchia- Minervio-Fontesecca per piazza del Mercato, oppure proseguire per l’attuale via Pierleone fino a piazza Collicola e poi salire per l’altra ripida salita di S. Lorenzo o uscire verso Borgo S. Matteo […] per chi aveva fretta […] in genere corrieri postali o truppe militari in spostamento o viaggiatori di passaggio, l’unico percorso restava quello della traversa postale lungo le mura cittadine»: una strada che, da porta S. Gregorio, costeggiava la chiesa, si sviluppava all’interno delle mura fino a porta Loreto e poi, in difficile e lunga salita, fiancheggiava all’esterno le mura fino a porta S. Luca «…per poi ridiscendere fuori porta Monterone e deviare verso Roma».
Il primo progetto di una traversa interna di cui si abbia contezza risale proprio al periodo della seconda dominazione francese quando un architetto e ingegnere spoletino Pietro Ferrari, mente brillante e personalità di grande interesse, nel 1812 immaginò una strada interna agevole e strategica che, utilizzando la Ponzianina e via Pierleone come direttrici, prevedeva, diversamente dall’ultimo progetto poi realizzato da Aleandri, poche demolizioni e concepiva un disegno più rispettoso del tessuto urbano esistente.
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