Nel settembre del 1913 il Consiglio Comunale di Spoleto decide di investire la somma di tremila lire per sistemare parte della facciata sud di Palazzo Comunale, quella per intenderci che dà sulla piazza del Comune.
A riportare il fatto è la cronaca del “Messaggero” del 18 settembre di quell’anno. Lo stesso giornale, qualche mese dopo, racconta che nel corso degli interventi si è verificato un piccolo infortunio sul lavoro, per fortuna senza conseguenze.
Il vasto palazzo storico del Comune di Spoleto è un organismo complesso, un sorta di palinsesto architettonico, risultato dell’unione di diversi edifici che nel tempo sono stati inglobati in un’unica grande struttura.
Il nucleo più antico è riferibile al XIII secolo ma il suo aspetto attuale si deve ai complessi lavori che interessarono il palazzo sul finire del Settecento, dopo che ripetuti e violenti terremoti ne avevano definitivamente compromesso aspetto e fruizione.
Tra gli scatti del passato che immortalano palazzo comunale – facenti parte del patrimonio conservato alla fototeca della Biblioteca Carducci e che vi proponiamo per la rubrica “Accadde a Spoleto” – particolarmente suggestivo è quello che si riferisce proprio ai lavori del 1913. Si vede parte della facciata sud del palazzo ancora affiancata da un edificio privato, casa Brancaleoni, un’abitazione quattrocentesca appartenente ad una nobile famiglia della città.
Nel 1913, infatti, si decise di demolire parte di Casa Brancaleoni nell’ambito dei lavori di ampliamento del palazzo del Comune. Si andava a realizzare – occupando esattamente l’area della casa quattrocentesca – una nuova ala del palazzo caratterizzata da una facciata in stile neo-gotico. Un’operazione, questa, definita nel volume “Umbria. Manuali per il Territorio. Spoleto” «infelicissima aggiunta falso-antica» .
Decorata dagli artisti spoletini Giuseppe Moscatelli e Benigno Peruzzi, cui si devono anche gli interventi su alcune delle più importanti sale interne del palazzo, la facciata è stata portata a termine secondo le indicazioni dell’insigne archeologo e storico spoletino Giuseppe Sordini, nell’ambito di una serie di adattamenti decisi dopo che, esattamente in quell’area, era stata riportata alla luce una delle testimonianze storico-artistiche più eclatanti della città: la Casa romana.
Proprio in quegli anni infatti si stavano concludendo, sempre sotto la supervisione di Sordini, i lavori della seconda campagna di scavo per il recupero dell’edificio romano del I secolo. La prima campagna era iniziata nel 1885, ma la vera scoperta delle vestigia della domus era avvenuta nel XVIII secolo, quando si ponevano le fondazioni del nuovo palazzo comunale.
Senza scomodare le teorie dei corsi e ricorsi storici o le formulazioni sulla circolarità del tempo, non deve passare in secondo piano il fatto che è stata la costruzione, nel Quattrocento, di Casa Bancaleoni a determinare l’abbattimento della parte anteriore del prestigioso monumento romano.
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