Dicembre 1897: al Caio Melisso va in scena il “Cinematografo”
Spoleto è una delle prime città d’Italia ad assistere ad una invenzione destinata a cambiare il mondo
Nel dicembre del 1897, al Teatro Caio Melisso di Spoleto, si assiste ad una delle prime proiezioni cinematografiche italiane. Il cinema, così come lo conosciamo, era nato da poco. Da due anni.
Il 28 dicembre del 1895, a Parigi, precisamente nel Salon indien du Grand Café, al nº 14 del Boulevard des Capucines, nel quartiere dell’Opéra, si tiene infatti, di fronte a pochi spettatori, la prima proiezione a pagamento della nuova “diavoleria” escogitata dai fratelli Lumière, un dispositivo che permette di animare le immagini fotografiche restituendo l’idea del movimento, del fluire della vita nel tempo e nello spazio, regalando un grado di realismo rappresentativo mai prima d’allora raggiunto.
Quella dei Lumière è un’invenzione che si va imponendo su una precedente ed analoga tecnologia, il Kinetoscopio di Edison e Dickson, che, sfruttando la pellicola, permette, è vero, di assistere alle immagini in movimento, ma attraverso un visore, un oculare con cui guardare, piegati e ricurvi, dentro una specie di armadietto. Un’esperienza visiva individuale e un po’ scomoda quella del Kinetoscopio, al contrario della visione collettiva e su grande schermo che finirà invece col fare la fortuna della creazione dei Lumière. Lumière che non sono soltanto pionieri tecnologici ma anche autori di film, tra i primi a “registrare” opere cinematografiche a carattere eminentemente documentario o “vedutistico”.
In Italia la prima esperienza con il Cinematografo si tiene nel marzo del 1896 a Roma e intanto si cominciano a girare anche i primi brevi cortometraggi. Quando viene per la prima volta mostrato a Spoleto un assaggio di quella destinata a diventare la settima arte erano ancora di là da venire le sale cinematografiche. Si assisteva ad una specie di attrazione da circo, un fenomeno da baraccone, una sorta di parentesi fieristica, presentata difatti da imprenditori costretti ad atteggiarsi da imbonitori e accompagnata da numeri musicali e sketch comici; una camera delle meraviglie itinerante, allestita principalmente in ambienti e in sale attrezzate per l’occasione oppure, quando vuole assumere un carattere più prestigioso, come a Spoleto, nei teatri.
Il 27 dicembre 1897 si tiene al Caio Melisso la prima di cinque proiezioni del Cinematografo Lumiére, documentate da una serie di manifesti pubblici e da due articoli sulla stampa locale, nelle pagine del settimanale “La Giovane Umbria”. Grazie a questo materiale, conservato alla Biblioteca Carducci, possiamo ricostruire, in occasione della rubrica “Accadde a Spoleto”, questo straordinario evento accaduto nella nostra città.
Le réclame (locandine e manifesti) tengono a precisare che si tratta «…del reale cinematografo Lumiére (proprietario G. Filippi) il più perfetto che si conosca da non confondersi con altri che per la loro imperfezione svisano una delle più grandi scoperte scientifiche» e che oltre ad assistere ad esperimenti col grafofono amplificatore, si esibiranno sul palco il comico Edoardo Moccia, il mandolinista Emilio Valle e la soprano Ortensia Bazzani. Vale la pena spendere qualche parola in più su Giuseppe Filippi, il proprietario del cinematografo, ex impiegato delle poste, appassionato di fotografia e convertitosi al verbo cinematografico, divenuto collaboratore dei Lumiere, cui si deve la diffusione del cinematografo in Italia, cominciata da Filippi proprio nel 1897.
Il programma cinematografico di Spoleto cambia ogni sera e tra una veduta del porto vecchio di Marsiglia, la demolizione di un muro, una partita di pesca, la sfilata dei Carabinieri, la ripresa di Puerta del Sol a Madrid, la visita dello Zar a Parigi, si insinuano titoli che lasciano presagire vere chicche: “L’arrivo di un treno” e “L’uscita dalle officine Lumière” potrebbero verosimilmente essere quelle proprio le opere realizzate dai Lumière e proiettate per la prima volta in pubblico a Parigi. Al contrario, “Il mondo a rovescio” e “Cappello multiforme” si intuiscono essere tra i primi esperimenti con gli effetti speciali e con i trucchi fotografici – un genere diametralmente opposto all’approccio documentario dei fratelli Lumière – uno stile favolistico e immaginifico destinato a diventare l’universo poetico di uno dei padri fondatori del cinema: Georges Méliès.
Ma come reagì la platea spoletina di fronte a tale evento? Nel numero del 1 gennaio 1898 “La Giovane Umbria” sottolinea come il «pubblico, che, nell’incertezza della prima sera non era troppo, aumentò considerevolmente nelle serate successive» e nel numero del 9 gennaio aggiunge chiosando che «accorse numerosissimo e sempre più entusiasmato per la precisione delle esperienze» tanto che «qualche sera non bastò il teatro per gli spettatori».
Per diversi anni il cinema a Spoleto si continuò a proiettare sul palco del Caio Melisso. Prima della nascita delle prime sale, negli anni dieci del ‘900 a Palazzo Mauri venne inaugurato uno spazio per pubbliche proiezioni di opere cinematografiche, una storia che avremo modo di affrontare in altre puntate della rubrica.
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