Accadde a Spoleto: Annibale della Genga e la porta San Gregorio

1825: Annibale della Genga, appena eletto Papa come Leone XII, fa riedificare, come omaggio a Spoleto, la porta San Gregorio.

Appena eletto Papa con il nome di Leone XII, Annibale della Genga decise che la città di Spoleto avrebbe accolto i viaggiatori che entravano in città da nord attraverso una nuova, monumentale porta che da quel momento fu conosciuta anche con il nome di ‘leonina’.

Nel periodo del suo breve papato, dal 1823 al 1829, il Pontefice si rivelò munifico nei confronti della città poiché la nobile famiglia marchigiana cui apparteneva aveva fatto di Spoleto il luogo abituale della loro dimora e il centro di irradiamento del loro potere sociale ed economico. Tra le sue generose elargizioni spiccano – come ricorda il Sansi nella sua storia di Spoleto- “la dotazione di cui arricchì il Ginnasio Pubblico e la creazione delle scuole elementari maschili e femminili alle quali donò il suo palazzo” [della Genga, attuale sede attuale degli uffici tecnici del Comune].

Tra le altre cose che concesse alla città spicca appunto la riedificazione, compiuta intorno al 1825, della vecchia porta di San Gregorio, già antico passaggio individuato come una delle porte principali di Spoleto quando, sul finire del XIII secolo, venne innalzata la nuova cinta delle mura.

L’aspetto turrito della porta medievale è ancora riscontrabile nei disegni (conservati al British Museum) che il grande artista William Turner eseguì nel corso del suo viaggio in Italia, nell’autunno del 1819, pochi anni prima quindi che quell’antico ingresso, a guisa di cassero, fosse definitivamente abbattuto per far posto ad un varco che il Papa e i suoi artisti vollero caratterizzato dalla mole più snella e dalle linee più eleganti.

Davanti alla nuova porta leonina, sempre negli stessi anni del papato di Leone XII, fu realizzata la fontana dei Delfini, un’opera che tuttavia si decise – nell’ambito di interventi di sistemazione urbanistica della zona all’inizio degli anni ‘30 del ‘900 – di trasferire in piazza Vittoria, dove tutt’ora si trova.

Solo così la fontana si poté salvare dai bombardamenti dei tedeschi che non risparmiarono invece la porta San Gregorio, colpita e fatta saltare nel 1944.

Un suggestivo e drammatico scatto, tratto dal materiale conservato nella fototeca della Biblioteca Carducci, mostra una veduta di piazza Garibaldi che spiazza l’osservatore abituale proprio per la vertiginosa assenza della porta.

La porta leonina, omaggio di Annibale della Genga alla Spoleto ‘Caput Umbriae’, fu ricostruita nel dopoguerra come nuovo ingresso a due fornici.

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