Accadde a Spoleto: la prima del “Biancofiore” di Alessandro Onofri

14 agosto 1911: al Teatro Nuovo di Spoleto si tiene la prima del “Biancofiore”, un melodramma in tre atti, ambientato nella Firenze del XV secolo, musicato dal compositore spoletino Alessandro Onofri, cui è intitolata la scuola di Musica e Danza della nostra città.

Alessandro Onofri

Onofri – il cui omonimo nonno paterno giocò, come gonfaloniere della città, un ruolo chiave per la nascita del Teatro Nuovo – è un giovane avvocato, nato a Spoleto nel 1874 che l’incondizionato amore per l’arte spinge verso la composizione musicale, rinunciando così senza troppi rimpianti alla carriera forense. Nelle note biografiche stese nel volume “Il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto nel suo primo ventennio”, Luigi Pompili racconta che Onofri fu allievo di Mascagni alla Scuola Nazionale di Musica a Roma dove si diplomò nel 1904 e svolse parte della sua prima attività di musicista negli Stati Uniti, precisamente come organista a Boston. Tornò quasi subito in Italia e cominciò a dedicarsi seriamente alla composizione.

Nel quindicinale spoletino “Il Pensiero Radicale” del 15 giugno 1905 appare un’intervista di Vincenzo Lucini ad Alessandro Onofri in cui si fa cenno per la prima volta al fatto che il giovane compositore è al lavoro al suo più ambizioso progetto, un’opera lirica, dal titolo Madonna Biancofiore, di cui vengono spiegati genesi e intendimenti: 

«E’ un’azione drammatica d’ambiente trecentesco – dice Onofri – che tanto mi piacque e m’impressionò dopo una lettura dell’omonima novella scritta dal comune nostro amico Alfredo Vanni, e che il Prof. Micacchi di Rieti insieme a Checchino Spada [librettista spoletino Ndr] hanno tradotta in versi. Versi che io modestamente, ma con intenzione di tentare un’ambitissima prova, offrirò al pubblico ed alla critica, di chi sa quale teatro, rivestiti di musica e di melodia […] La parte inventiva, compreso un preludio o un intermezzo è già terminata; ora lavoro febbrilmente attorno alla parte istrumentale ed è febbre che non mi stanca anzi m’accresce lena e speranza di riuscire.»

Ma passa un lustro prima che l’opera possa incontrare il pubblico. Prima di debuttare a Spoleto l’opera di Onofri aveva avuto il suo battesimo nazionale nel prestigioso Teatro Rossini di Venezia il 3 marzo del 1910.

Spartito del Biancofiore | Copertina

Lo rivela nel frontespizio la pubblicazione, per i tipi della Puccio Editore, della trascrizione per canto e pianoforte. La biblioteca Carducci conserva oltre allo spartito di “Biancofiore” anche il libretto dell’opera, stampato a Venezia nello stesso anno, impreziosito dalla dedica autografa di Onofri. La biblioteca Carducci annovera tra i suoi documenti anche due versioni dattiloscritte del libretto e del manoscritto musicale di un’altra fatica di Onofri, la “Fantasia Pagana”.

Biancofiore | Copertina libretto

La soirée spoletina al Teatro Nuovo, in occasione della Stagione Lirica, è un trionfo. La stampa locale (“Il Pensiero radicale”, il “Messaggero”, la “Giovane Umbria”) dedica all’evento cospicuo spazio, in pagine speciali a più colonne e sempre con toni di grande enfasi. 

Pensiero Radicale | 15 giugno 1905

Si susseguono ben nove rappresentazioni, fino al 27 agosto, come annunciano i vari manifesti dell’epoca. L’orgoglio di fronte al genius loci detta la temperatura emotiva delle critiche dei giornali spoletini, decisamente declamatorie – non facendo mancare però le lodi anche alla direzione d’orchestra di Giulio Falconi e alla interpretazione della soprano Carmen Toschi nel ruolo eponimo. Per la verità la buona ricezione dell’opera è confermata anche dal positivo riscontro della stampa specialistica nazionale.

Biancofiore | Prima a Spoleto | Manifesti

La produzione musicale di Onofri negli anni seguenti non fu particolarmente felice. Sembra che l’insuccesso consecutivo di due operette lo spinse definitivamente ad intraprendere percorsi espressivi diversi ed eclettici, all’insegna di una curiosità intellettuale mai soddisfatta. Tornò a Spoleto nel 1924 come direttore d’orchestra per l’”Andrea Chenier” di Umberto Giordano, ma si dedicò sempre meno alla musica preferendo dedicarsi prima all’antiquariato, poi alla attività di impresario teatrale poi alla letteratura (scrisse nel 1926 un romanzo “Quando sarà vita”) poi ancora agli studi di biologia e di medicina. Singolare figura quella di Onofri, che sempre Luigi Pompili, nel volume citato, ricorda con affetto, come quando ci racconta degli ultimi anni e di come la morte, avvenuta a Varese nel 1932, lo sorprese ancora giovane, a causa di un attacco cardiaco mentre «prestava la sua opera in un casa di cura» e «si preparava alla laurea [in medicina] riprendendo nello stesso tempo la composizione musicale (ha lasciato una trilogia incompiuta, di cui scrisse “Fantasie Pagane” e Fantasie Cristiane” ».

Bibliografia:
Il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto nel suo primo ventennio, Spoleto 1966
Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti, Torino, 1988
Un manoscritto inedito di Alessandro Onofri nella biblioteca della Scuola comunale di musica di Spoleto, “Spoletium”, n. 44, dicembre 2003
Il teatro nuovo, Roma, 2003​

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