La chiesa di San Sabino, dedicata al vescovo spoletino Sabino morto martire nel 303 d.C., risale al XII secolo, ma nel corso dei secoli ha subito notevoli trasformazioni, soprattutto a seguito del terremoto del 1767 che provocò seri danni alla struttura.
L’edificio attuale presenta una facciata di cui la metà superiore è frutto del restauro della fine del ‘700; le absidi, pur con i guasti operati dal tempo e dagli uomini, mostrano ancora l’assetto originario e colpiscono per i grandi blocchi romani di reimpiego.
L’interno ha tre navate, separate da colonne alternate a pilastri, e un presbiterio rialzato cui sottostà la cripta, con copertura a volta sostenuta da colonne romane di recupero dove è conservato il sarcofago che custodiva le reliquie di San Sabino, trasportate nel 954 d. C. ad Ivrea da Corrado, Duca di Spoleto, figlio di Berengario d’Ivrea.
Il vescovo Sabino, perseguitato per la sua opera di cristianizzazione dei pagani, fu arrestato ad Assisi, e gli vennero amputate le mani: una matrona, di nome Serena, lo curò ed il santo per gratitudine le guarì una nipote affetta da una grave malattia agli occhi. Quando fu ucciso, Serena lo fece seppellire nel luogo ove poi sorse la basilica. Parlano di lui e della sua chiesa Gregorio Magno, Procopio di Cesarea e Paolo Diacono, che ci narra del contatto dei Longobardi con San Sabino, venerato anche da loro.
Era particolarmente invocato da quanti dovevano partire per le campagne militari che, abitualmente, passavano la notte nella sua chiesa.
In quest’area, e molto probabilmente proprio in questa chiesa, San Francesco ebbe il sogno che lo convinse a convertirsi e a tornare ad Assisi abbandonando il suo progetto di partecipare alla crociata.
Indirizzo: Località San Sabino