Il Ponte delle Torri, tra le più grandi costruzioni in muratura dell’età antica, alto ben 80 metri e lungo circa 230, aveva funzioni di acquedotto, portando in città l’acqua del monte tramite il canale posto sulla sua sommità. Un’altra sua funzione, che mantiene ancora oggi, era quella di collegamento tra il centro storico spoletino e il Monteluco, grazie alla presenza di un camminamento che corre lungo il versante nord.
Realizzato in calcare locale e sorretto da nove piloni collegati tra loro da arcate ogivali, il Ponte non è facilmente databile, ma il suo aspetto attuale viene solitamente collocato tra il XIII e il XIV secolo.
I due sostegni centrali sono cavi e presentano al loro interno alcuni ambienti che fungevano da postazioni di guardia. Poco prima del finestrone c’è una rientranza nella muraglia con cardini ben visibili, una nicchia anticamente destinata alla sorveglianza dell’acquedotto. In epoca più recente, quando la città aveva la cinta daziaria, essa fu usata come guardiola del gabelliere che ispezionava i passanti per accertarsi che non introducessero in città generi assoggettati a dazio.
Il ponte, nel corso dei secoli, ha sempre affascinato viaggiatori ed importanti personaggi storici ed è ancora oggi uno dei monumenti più famosi e pittoreschi di Spoleto. Significativa la frase di Johann Wolfgang von Goethe:
“Sono salito a Spoleto e sono anche stato sull’acquedotto, che nel tempo stesso è ponte fra una montagna e l’altra. Le dieci arcate che sovrastano a tutta la valle, costruite di mattoni, resistono sicure attraverso i secoli, mentre l’acqua scorre perenne da un capo all’altro di Spoleto. E’ questa la terza opera degli antichi che ho innanzi a me e di cui osservo la stessa impronta, sempre grandiosa. L’arte architettonica degli antichi è veramente una seconda natura, che opera conforme agli usi e agli scopi civili. E’ così che sorge l’anfiteatro, il tempio, l’acquedotto. E adesso soltanto sento con quanta ragione ho sempre trovato detestabili le costruzioni fatte a capriccio (…). Cose tutte nate morte, perché ciò che veramente non ha in sé una ragione di esistere, non ha vita, e non può essere grande, né diventare grande.”
(Viaggio in Italia, 27 Ottobre 1816)
All’altro estremo del Ponte è il Fortilizio dei Mulini, presidio dell’acquedotto dove le acque alimentavano due mulini comunali prima di essere convogliate lungo il ponte. Da questo punto prendono il via il Giro dei Condotti e numerosi sentieri verso la montagna spoletina (cfr. Monteluco e oltre).
Oltrepassato il Ponte, si prosegue lungo il Giro da cui si può ammirare la pianura spoletina che fece esclamare a S. Francesco “Nihil jucundius vidi valle mea spoletana”, parole che si trovano ancora incise sul marmo del belvedere a Monteluco. A metà del percorso, dove il Colle S. Elia è più vicino al monte, sopra un dirupo, c’è la cosiddetta Sedia del papa, un masso scavato a forma di poltrona, da cui si può ammirare in tutta la sua magnificenza la mole del Ponte delle Torri.
Attenzione: il Ponte delle Torri non è attualmente percorribile
Indirizzo: via del Ponte
Fonti bibliografiche per approfondimenti:
L’Umbria, Manuali per il Territorio, Spoleto, Roma 1978
L. Di Marco, Spoletium: topografia ed urbanistica, Spoleto 1975
A. Sansi, Degli edifici e dei frammenti storici delle antiche età di Spoleto, Foligno 1869